Per te che sei un medico veterinario probabilmente non sarà una novità: un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science dimostra che la genetica, ovvero la razza, non è responsabile del carattere dei cani nel 91% dei casi.

Tuttavia, quasi per un bias cognitivo, capita spesso che i proprietari degli animali domestici associno aggettivi e tratti caratteriali alla razza delle proprie bestiole.

In linea di massima potremmo dire che non è un grande problema, però ci sarebbero alcune considerazioni che è importante fare:

  • a livello di soddisfazione del proprietario, individuare un cane che possa corrispondere alle sue esigenze potrebbe influenzarlo nella scelta tra le adozioni in canile o l’acquisto in allevamento;
  • considerando invece livello legale, alcune normative locali si dimostrano più severe nei confronti di determinate razze;
  • a livello assicurativo invece, alcune polizze impongono tassi più alti ai possessori di cani associati a comportamenti aggressivi.

Questa nuova ricerca, dunque, potrebbe mostrare una certa utilità nel fare luce una volta per tutte anche per chi, di animali, non se ne intende per mestiere.

In quest’articolo cercheremo di inquadrare meglio la storia evolutiva cantina, il metodo di ricerca impiegato in questo studio e i risultati ottenuti.

Un medico veterinario deve conoscere la storia evolutiva delle razze di cane e del loro patrimonio genetico?

La risposta ovviamente la lasciamo a te, noi ci limiteremo a raccontarne una porzione in modo molto semplice e veloce giusto per avere un quadro più preciso del contesto in cui è stata elaborata questa ricerca.

La storia evolutiva del cane è frutto dello sviluppo ambientale ma anche di quello umano: infatti, forse non intenzionalmente, l’uomo seleziona le razze canine da millenni.

Inizialmente si trattava solo di individuare e possedere gli esemplari più adatti a dei compiti piuttosto specifici come l’abilità nella caccia o la predisposizione a fungere da guardia.

Secondo alcuni ritrovamenti archeologici, i cani, inteso in senso moderno, esistono da 30.000 anni, ma l’uomo ha iniziato a utilizzarli e ammaestrarli solamente da 2000 anni.

In epoca vittoriana poi qualcosa è cambiato, complici anche le nuove competenze in ambito medico veterinario. Nel corso dell’Ottocento, infatti, si è affermata l’idea di razza anche per quanto riguarda le bestie.

Proprio in questi anni nasce il pensiero secondo cui oltre all’aspetto fisico ben definito, anche i tratti caratteriali dipendano in larga parte dalla genetica dell’animale.

Da questo momento in avanti quindi l’uomo ha iniziato ad associare anche la razza al carattere del cane.

Lo studio sulla genetica del cane e la sua razza di appartenenza rapportati al carattere

Lo studio, condotto tramite la piattaforma Darwin’s Ark, pubblicato sulla rivista Science e ripreso anche dai media nazionali italiani come il Corriere della Sera, aveva un obiettivo ben preciso. Comprendere se razza comportamento canini fossero due elementi inseparabili o meno.

Per procedere a dei risultati statisticamente rilevanti i ricercatori hanno messo in relazione genoma di più di 2100 esemplari di razze canine differenti con oltre 18.000 questionari su tratti fisici e comportamentali.

Lo studio è stato svolto dalla University of Massachusetts Chan Medical School e del Broad Institute of MIT and Harvard, la coordinatrice del progetto invece è stata Elinor Karlsson.

Quest’ultima inizialmente si occupava di genetica umana e di malattie mentali ma, dato che i cani vengono spesso utilizzati per la ricerca su queste patologie, ha presto deciso di cambiare focus.

Infatti, la ricercatrice si è resa conto che i proprietari di animali erano particolarmente inclini a condividere dati ed esperienze, sia inviando materiale che compilando questionari. Avendo notato questa possibilità, la dottoressa Karlsson non si è fatta sfuggire l’occasione.

I risultati possono essere sorprendenti per molti, anche se difficilmente stupiranno un medico veterinario che da anni si occupa di cani.

Razza e carattere dei cani non sono collegati
Razza e carattere dei cani non sono collegati

Risultati: la genetica è responsabile del carattere dei cani solo nel 9% dei casi

Grazie ai dati raccolti e al metodo scientifico applicato nell’analisi è emerso che sono solamente 11 i loci genetici che possono risultare associabili al comportamento canino.

Tuttavia, nessuno di questi 11 può essere associato esclusivamente a una singola razza. C’è un’unica esclusione che riguarda il tratto caratteriale dell’ubbidienza che pare possa essere maggiormente riconducibile alla razza ma che varia comunque in modo molto ampio tra singoli esemplari.

Quindi dai risultati ottenuti è emerso che la razza è responsabile solo per il 9% sul carattere di un cane, il restante 91% deriva dall’educazione, dall’esperienza e dall’ambiente. Risultati che evidenziano quanto anche le caratteristiche degli animali derivino da ciò che li circonda.

Quindi i medici veterinari dell’epoca vittoriana e gli studiosi del patrimonio genetico animale di quegli anni in parte si sbagliavano.

Nel corso del tempo l’essere umano è riuscito a selezionare numerosi tratti estetici dei cani salvaguardandoli e incentivandoli in determinate razze.

Eppure, nessun processo di selezione su base genetica è mai riuscito a individuare e isolare praticamente nessuno dei tratti caratteriali tipici degli animali da compagnia.

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