Green Pass: il Decreto lascia invariate le norme per gli studi veterinari
Oggi le notizie si susseguono veloci, i decreti che riguardano il green pass continuano ad aumentare ma anche l’ultima indicazione governativa lascia invariate le misure da applicare negli studi veterinari.
Però quel COVID-19 è qualcosa che ci riguarda tutti e, come medico, verrai spesso considerato in prima linea nella lotta alla pandemia. Per questo motivo è essenziale che anche tu rimanga aggiornato e faccia rispettare le misure indicate per legge all’interno del tuo studio veterinario.
Ovviamente è raro che un decreto parli con esattezza della professione veterinaria, perché questa rientra nelle più generali attività professionali.
Le misure contenute nel decreto per evitare il diffondersi del contagio sono da applicare in tutti gli ambienti di lavoro dove i professionisti esercitano il loro mestiere in forma privata.
Attualmente la legislazione cui devi fare riferimento è il Protocollo condiviso tra le parti sociali stipulato insieme a Confprofessioni.
Il Protocollo condiviso tra le parti sociali firmato da Confprofessioni insieme al governo dello Stato italiano prevede e descrive le norme anti-contagio da applicare per le attività professionali.
Si tratta di un corposo documento che assegna disposizioni specifiche per i mestieri più o meno a rischio. È un insieme di norme da mettere in atto tra professionisti, ma anche nel rapporto con i dipendenti e collaboratori e ovviamente tra i professionisti e i clienti finali.
Ecco che quindi delimita lo spazio di manovra entro cui è possibile muoversi durante le ore di lavoro.
Secondo questo documento l’esibizione di certificazioni vaccinali, tamponi o Green Pass non rientra tra le misure obbligatorie per gli studi veterinari.
Quindi non dovrai assegnare a un tuo dipendente il compito di controllare la documentazione dei clienti che accedono al tuo studio.
Gli studi veterinari sono esentati dall’obbligo di controllare il green pass, ma non è così per te tutte le attività professionali.
L’impiego della certificazione verde e il suo controllo sarà prerogativa necessaria solamente per l’accesso a specifici servizi e attività, tra cui le seguenti:
Ma tu, che sei un medico veterinario, sei obbligato a farti il vaccino anti covid? La risposta è contenuta nel decreto-legge che indica il 1° aprile 2021 come data obbligatoria per eseguire la vaccinazione anti-coronavirus per tutti gli esercenti delle professioni sanitarie.
Nel caso il medico si rifiuti di sottoporsi a questa misura rischia la perdita del diritto ad esercitare fino a quando non avrà adempiuto al suo obbligo.
Le ragioni dietro a questa scelta sono molteplici, prima fra tutte il ruolo di professionista sanitario che tu ricopri.
Come medico hai scelto di partecipare attivamente al mantenimento della salute pubblica e perciò ti viene richiesto di essere promotore ed esempio per tutti.
Come abbiamo visto non è necessario richiedere ai tuoi clienti l’esibizione del certificato verde anti-Covid, ma potrebbe essere una buona idea mostrare il tuo qualora tu ne fosse in possesso.
È possibile realizzare numerosi avvisi e cartelli che ricordino le norme anti-contagio più diffuse. Potresti affiggere queste indicazioni sui muri del tuo studio.
Cerca di non limitarti al minimo indispensabile come, ad esempio, ricordare l’obbligo di indossare la mascherina e di lavarsi frequentemente le mani. Per quest’ultima indicazione ricordati di mettere a disposizione dei tuoi clienti anche un dispenser di disinfettante liquido comodamente utilizzabile in proprio.
Qualora tu abbia già completato il ciclo vaccinale puoi tranquillamente comunicarlo affiggendo un semplice avviso.
È notizia di questi giorni che dalle università sia partito un appello per modificare e rimuovere l’obbligo di green pass all’interno delle stesse.
L’appello è già stato sottoscritto da un numero crescente di professori, tra cui alcuni di fama mediatica come Alessandro Barbero.
Tra i firmatari rientrano anche alcuni docenti di veterinaria, perciò, è bene discuterne apertamente all’interno del settore.
Com’è possibile leggere dalle diverse interviste consultabili in rete, si tratta di un appello differente rispetto a quelli portati avanti dai movimenti no vax.
Infatti, buona parte dei firmatari della richiesta in questione ha liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione per il COVID-19 perché convinti della sua necessità e della sua efficacia.
L’appello si basa sulla protezione e sull’uguaglianza del diritto allo studio, non su teorie ascientifiche.
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