La sterilizzazione è il modo migliore per salvaguardare i gatti randagi? Uno studio veterinario fa chiarezza
Secondo un’analisi condotta da Alliance for Contraception in Cats & Dogs (ACC&D), le popolazioni di gatti selvatici gestite con un programma di “Trappola – Neutralizzazione – Ritorno” (TNR) – in sostanza la sterilizzazione programmata – di elevata intensità hanno una probabilità fino a 30 volte superiore di soffrire di un minor numero di decessi prevenibili tra 10 anni.
La ricerca è stata condotta da un ente non profit internazionale, ma le evidenze che ne sono risultate potrebbero essere utili anche al contesto italiano dove i medici veterinari hanno spesso a che fare con il randagismo felino.
In quest’articolo cercheremo di riportare i dati salienti, mostrando le possibili applicazioni di una procedura TNR e i suoi punti di forza o debolezza. È dedicato sia ai medici veterinari che vogliono farsi un’opinione in merito al discusso tema della sterilizzazione programmata degli animali, sia a tutte le persone che ne hanno a cuore il benessere.
Come primo passaggio è importante capire il contratto di riferimento, ovvero la situazione del randagismo felino in Italia: quanti sono i gatti senza padrone? Ci sono sufficienti colonie? Esistono i gattili?
I gatti randagi in Italia sono circa 2,4 milioni, un numero elevatissimo rispetto a quello dei cani che si attesta intorno alle 7000 unità. I felini senza padrone sono concentrati in alcune zone del sud, ma si trovano numerosi casi anche nelle regioni del Nord.
Secondo un rapporto della LAV del 2017, in Italia, ci sono oltre 61 mila colonie feline e poco più di 100 gattili.
I gattili sono strutture chiuse – simili ai canili – dove operano medici veterinari professionisti e personale volontario. Da qui i gatti non possono uscire liberamente.
Le colonie invece sono piccole strutture coperte, dove un gruppo di gatti che si è formato spontaneamente può trovare rifugio e cibo, godendo contemporaneamente della massima libertà.
Mentre le prime effettivamente risolvono ciò che è definito randagismo, non si può dire lo stesso delle seconde.
I ricercatori hanno utilizzato un modello di simulazione per valutare le diverse tattiche di gestione della popolazione per i gatti senza padrone in un periodo di 10 anni.
L’analisi, pubblicata su Frontiers in Veterinary Science, ha rilevato che il TNR è stato in grado di mantenere il controllo della proporzione di gatti selvatici, riducendo drasticamente la percentuale di decessi prevenibili rispetto ad altre procedure, come la soppressione o l’abbattimento.
Il TNR è il processo di (1) intrappolamento di gatti selvatici o randagi che sono di proprietà, (2) sterilizzazione/castratura e vaccinazione contro la rabbia, (3) ritorno alla loro colonia.
“L’efficacia dei programmi TNR è comunemente dibattuta – afferma John Boone, ricercatore, vicepresidente del comitato direttivo di ACC&D – rispetto alle sterilizzazioni effettuate e ai gatti che entrano o vengono soppressi nei canili come misura di contenimento. Queste metriche sono rilevanti, ma non misurano la riduzione della proporzione di gatti randagi indipendenti e non illustrano come le prestazioni si traducano in vite animali salvate“.
Gli studiosi hanno inoltre notato che il TNR è stato significativamente più efficace una volta implementato a livelli elevati anziché a livelli inferiori.
Gli autori dell’analisi hanno esaminato 7 scenari di gestione di gatti randagi, comprendenti:
Per ogni scenario, i ricercatori hanno monitorato la percentuale di gattini nati, la percentuale di gattini sopravvissuti fino all’età adulta e la percentuale di adulti uccisi utilizzando un controllo letale durante l’intero arco di 10 anni di simulazione.
Per l’analisi, i ricercatori hanno determinato ciascuna delle morti dei gattini e la soppressione letale degli adulti come morti “prevenibili” in quanto potrebbero essere potenzialmente ridotte utilizzando un piano di sterilizzazione.
“I risultati della simulazione hanno suggerito che la porzione cumulativa di decessi prevenibili in 10 anni per una popolazione iniziale di 50 gatti è maggiore per uno scenario di ‘nessuna azione’, pari a 1.000 morti” scrivono gli autori.
“È il più basso per uno scenario TNR di intensità elevata, pari a 32 morti, una differenza di 31 volte” concludono.
“Purtroppo, molte società scelgono ancora di non fare nulla per controllare le popolazioni di gatti randagi o di utilizzare procedure obsolete e inefficaci, come la cattura e la soppressione”, afferma Margaret Slater, DVM, ricercatrice, uno dei coautori dell’analisi.
In conclusione, “Questa ricerca afferma che il TNR di intensità elevata è il modo più positivo e umano per stabilizzare una popolazione di gatti randagi, col fine di ridurla”.
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