La Tigna nel cane e nel gatto: cura e prevenzione

La tigna, o dermatofitosi, è un’infezione fungina della pelle molto comune negli animali domestici. Colpisce lo strato superficiale della cute, i peli e talvolta le unghie di cani e gatti, rappresentando una delle patologie dermatologiche più frequenti nella pratica veterinaria. Nonostante il nome possa far pensare a un parassita, la tigna è in realtà causata da funghi microscopici che si nutrono di cheratina, la proteina principale di pelle, peli e unghie.

Cause della tigna

L’infezione è causata da funghi dermatofiti, principalmente dei generi Microsporum e Trichophyton. Il Microsporum canis è particolarmente comune nei gatti, mentre il Microsporum gypseum si trova più frequentemente nel terreno e può infettare gli animali che scavano o passano molto tempo all’aperto. Il Trichophyton mentagrophytes è un altro agente comune, spesso associato al contatto con roditori infetti.

La trasmissione avviene per contatto diretto con animali infetti, ma anche attraverso oggetti contaminati come spazzole, coperte, cucce o trasportini. Le spore fungine possono sopravvivere nell’ambiente per mesi, rendendo possibile l’infezione anche senza un contatto diretto con animali malati. Inoltre, fattori predisponenti come giovane età, immunodepressione, malnutrizione o altre patologie cutanee possono aumentare la suscettibilità dell’animale all’infezione.

Sintomi della tigna nel cane e nel gatto

I segni clinici della tigna variano considerevolmente tra cani e gatti, e possono anche differire in base all’agente eziologico (causa scatenante) specifico e allo stato immunitario dell’animale. La localizzazione delle lesioni e la loro evoluzione nel tempo sono elementi importanti per il riconoscimento della patologia.

  • Nel cane: Le lesioni tipiche si presentano come aree circolari con perdita di pelo, desquamazione e arrossamento, principalmente su testa, orecchie, zampe e coda. La cute può apparire infiammata, pruriginosa e a volte crostosa. Nei casi più gravi, si possono osservare pustole, papule e follicoliti. Alcune razze come Yorkshire Terrier, Jack Russell e Barboncini sembrano essere più predisposte. A differenza dei gatti, i cani raramente sono portatori asintomatici e generalmente mostrano segni evidenti dell’infezione. Il prurito può variare da lieve a intenso, portando l’animale a grattarsi, leccarsi o mordersi, aggravando così le lesioni.
  • Nel gatto: Spesso le lesioni sono meno evidenti, con piccole aree di alopecia e forfora, principalmente su testa, orecchie e zampe. I gatti possono essere portatori asintomatici, diffondendo l’infezione senza mostrare segni clinici evidenti. Questo aspetto è particolarmente importante dal punto di vista epidemiologico, poiché i gatti asintomatici rappresentano un importante serbatoio d’infezione. Quando presenti, le lesioni feline tendono ad essere più secche rispetto a quelle canine, con desquamazione fine e alopecia a contorni netti. I gattini sono generalmente più colpiti rispetto agli adulti e possono sviluppare lesioni più estese e generalizzate.

I gatti tendono a mostrare sintomi più lievi rispetto ai cani, ma rappresentano un importante serbatoio d’infezione, con una percentuale significativa di portatori sani che può arrivare fino al 20% della popolazione felina, specialmente in colonie o gattili. Se il tuo animale mostra segni di tigna contatta il tuo veterinario o cerca un veterinario vicino a te.

Diagnosi

La diagnosi si basa inizialmente sull’esame clinico e sull’anamnesi, ma deve essere confermata con test specifici per evitare confusione con altre patologie dermatologiche che possono presentarsi in modo simile, come dermatiti, sia nel cane che nel gatto, dermatiti allergiche, demodicosi o follicoliti batteriche.

I metodi diagnostici principali includono:

  • Osservazione con lampada di Wood: questa luce ultravioletta speciale fa apparire alcuni tipi di dermatofiti (principalmente M. canis) con una fluorescenza verdastra. Tuttavia, non tutti i funghi causanti tigna sono fluorescenti, quindi un risultato negativo non esclude l’infezione. Il test è utile come screening iniziale e risulta positivo in circa il 50% dei casi di M. canis.
  • Esame microscopico del pelo: i peli prelevati dalle zone lesionate vengono esaminati al microscopio dopo trattamento con idrossido di potassio (KOH) per evidenziare la presenza di spore fungine (artroconidi) attorno o all’interno del fusto pilifero. Questo esame richiede esperienza per l’interpretazione ma può fornire risultati rapidi.
  • Coltura fungina: considerato il gold standard diagnostico, prevede la semina di peli e scaglie cutanee su terreni specifici (come il Dermatophyte Test Medium) che cambiano colore in presenza di dermatofiti. Richiede 1-3 settimane per risultati definitivi ma permette l’identificazione precisa del fungo responsabile e la differenziazione da contaminanti ambientali.

Trattamento

Il trattamento della tigna richiede un approccio combinato, con terapie sia topiche che sistemiche, soprattutto nei casi più gravi o estesi.

  • Terapia topica: comprende l’uso di shampoo medicati contenenti principi attivi antifungini come miconazolo, clorexidina, enilconazolo o soluzioni a base di lime sulfur. Questi trattamenti vanno applicati 2-3 volte a settimana su tutto il corpo dell’animale, non solo sulle lesioni visibili, poiché le spore possono essere presenti anche in aree apparentemente sane. Nei casi di pelo lungo, può essere consigliabile una tosatura per migliorare l’efficacia del trattamento topico e ridurre la contaminazione ambientale.
  • Terapia sistemica: i farmaci antifungini orali come itraconazolo, fluconazolo o griseofulvina vengono prescritti dal veterinario e sono essenziali nei casi moderati o gravi. L’itraconazolo è spesso preferito per il suo profilo di sicurezza, specialmente nei gatti. La terapia va continuata per almeno 2-4 settimane dopo la scomparsa dei segni clinici e l’ottenimento di colture fungine negative, generalmente per un periodo di 4-6 settimane o fino a guarigione completa.

Il trattamento richiede costanza e pazienza, con una durata media di 1-2 mesi, a volte più lunga. È fondamentale non interrompere prematuramente la terapia anche se i sintomi sembrano migliorare, poiché il fungo potrebbe ancora essere presente e causare recidive.

Prevenzione e decontaminazione della tigna

La prevenzione della tigna richiede un approccio multifattoriale che includa misure ambientali e attenzioni specifiche verso gli animali domestici.

È importante mantenere pulito l’ambiente domestico durante e dopo un’infezione, disinfettando regolarmente oggetti e superfici con soluzioni apposite come candeggina diluita (1:10) o disinfettanti specifici per funghi. Aspirare frequentemente tappeti e divani permette di rimuovere peli e scaglie cutanee contenenti spore. Giocattoli, cucce, spazzole e altri oggetti a contatto con l’animale dovrebbero essere lavati accuratamente o, se possibile, sostituiti.

Gli animali infetti dovrebbero essere isolati temporaneamente dagli altri animali domestici per prevenire la diffusione dell’infezione. Questo è particolarmente importante in case con più animali o in strutture come canili e gattili. Il periodo di isolamento dovrebbe continuare fino a quando non si ottengono analisi delle colture fungine negative.

Per le famiglie con bambini piccoli o persone immunocompromesse, le precauzioni devono essere ancora più rigorose, limitando il contatto con l’animale infetto fino alla completa guarigione e implementando misure igieniche più severe. Inoltre, è fondamentale esaminare regolarmente tutti gli animali che vivono insieme, poiché alcuni potrebbero essere portatori asintomatici.

Importante anche controllare periodicamente gli animali che frequentano luoghi affollati come mostre, esposizioni, pensioni o parchi, dove il rischio di contagio è maggiore. Un controllo veterinario preventivo prima di introdurre un nuovo animale in casa può prevenire l’ingresso dell’infezione.

Quando consultare il veterinario

La tigna è una patologia che richiede un intervento veterinario tempestivo, sia per la salute dell’animale che per il potenziale rischio di trasmissione all’uomo e ad altri animali domestici. Un trattamento precoce permette di limitare l’estensione dell’infezione e ridurre i tempi di guarigione.

Rivolgiti al tuo veterinario alla comparsa dei seguenti segnali:

  • Aree circolari di perdita di pelo: lesioni tondeggianti o irregolari, spesso con bordi leggermente rialzati e centro che tende a guarire, creando un pattern “ad anello” caratteristico. Queste aree possono essere singole o multiple e tendono ad espandersi progressivamente se non trattate.
  • Cute arrossata o squamosa: la pelle nelle zone colpite appare infiammata, arrossata, con presenza di forfora o scaglie. Nei casi più gravi, possono formarsi croste o essudati.
  • Prurito persistente: l’animale si gratta, si lecca o si morde frequentemente nelle stesse zone. Il prurito può variare da lieve a intenso e può portare a lesioni secondarie da autotraumatismo.
  • Lesioni che non guariscono: qualsiasi problema cutaneo che persiste per più di una settimana o che tende ad allargarsi nonostante trattamenti di base merita un’attenzione veterinaria.

Una diagnosi tempestiva riduce il rischio di diffusione ad altri animali e alle persone, permettendo un trattamento più rapido ed efficace. Il veterinario sarà in grado di confermare la diagnosi con test specifici e impostare il protocollo terapeutico più adeguato al singolo caso. 

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